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Non Aprite Quella Porta 1 1973 [EXCLUSIVE]


Non aprite quella porta (The Texas Chain Saw Massacre) è un film del 1974 diretto da Tobe Hooper. Il film, un horror indipendente e a basso costo, venne distribuito nelle sale cinematografiche nel 1974.




Non aprite quella porta 1 1973


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Non aprite quella porta fu messo al bando in molti Paesi, e numerosi cinema lo tolsero dalla programmazione a causa delle proteste circa la violenza mostrata nel film. Nel corso degli anni si è guadagnato la reputazione di essere uno dei migliori e più influenti film dell'orrore di sempre, accreditato di aver dato origine a molti elementi ricorrenti nel cinema slasher, e di aver generato un franchise che ha continuato a raccontare le gesta di Leatherface e della sua famiglia attraverso sequel, prequel, remake, fumetti e videogiochi.


Il film che state per vedere è un resoconto della tragedia che è capitata a cinque giovani, in particolare a Sally Hardesty e a suo fratello invalido Franklin; il fatto che fossero giovani rende tutto molto più tragico, le loro giovani vite furono stroncate da eventi così assurdi e macabri che forse neanche loro avrebbero mai pensato di vivere... Per loro un'idilliaca gita pomeridiana estiva si trasformò in tragedia. Gli avvenimenti di quella giornata portarono alla scoperta di uno dei crimini più efferati della storia americana.


All'imbrunire, dato che Jerry non era ancora tornato (avendo con sé le chiavi del furgone), Sally e Franklin decidono di andare a cercare i loro amici ma, giunti nella boscaglia intorno alla villa, vengono assaliti dal serial killer che massacra Franklin con la motosega; Sally fugge nelle tenebre ma Faccia di Cuoio la insegue. La ragazza riesce a mettersi in salvo scappando nella villa e chiudendosi la porta alle spalle, prima di fuggire al piano superiore. Lì trova due persone sedute sulle rispettive seggiole, il cadavere mummificato di una donna e un vecchio decrepito. Intanto il terribile assassino ha sfondato la porta con la motosega e sta per entrare nella stanza, ma Sally si getta dalla finestra e dopo un malconcio atterraggio fugge verso il benzinaio. Arrivata alla stazione in preda al panico più totale chiede aiuto al proprietario, che riesce a malapena a calmarla e la informa che lì non è presente un telefono, quindi deve uscire per chiamare qualcuno. Dopo poco l'uomo ritorna ma invece di soccorrere la ragazza la colpisce con una scopa rendendola esanime e la rinchiude in un sacco, gettandola sul suo camioncino. Sulla strada verso casa, il benzinaio trova l'autostoppista che i ragazzi avevano incontrato e, sceso dal furgoncino, lo rimprovera aspramente e lo colpisce più volte: si scopre che quel tizio è suo figlio ed è stato proprio lui a profanare i sepolti al cimitero. Il padre se la prende con lui perché quella scorribanda è stata troppo avventata, ma il figlio gli risponde in maniera spasmodica e impudente.


Queste scritte sono state inserite solo in Italia, ma nella versione ridoppiata del 1994 sono state tolte. Tali scritte inoltre non sono congruenti con nessun capitolo successivo della saga: innanzitutto, la famiglia non fu arrestata o condannata perché nel secondo capitolo Non aprite quella porta - Parte 2 viene spiegato che la famiglia è scomparsa dalla circolazione per poi riapparire, mentre in Non aprite quella porta 3D, che offre un seguito diretto, viene mostrato che la famiglia è stata bruciata viva nella propria casa colonica.


Contrariamente a ciò che afferma la voce narrante, il film non ripropone fatti reali. Non aprite quella porta, al pari dei film Psyco (1960),[5] Deranged - Il folle (1974) e Il silenzio degli innocenti (1991), è infatti solo parzialmente ispirato alla storia del serial killer del Wisconsin Ed Gein che uccideva le sue vittime, riutilizzando poi la loro pelle creando svariati oggetti e indumenti (tra cui una maschera, appunto). Gli interni della casa e in particolare il macabro salotto della famiglia furono comunque ricreati prendendo spunto da quelli filmati dalla polizia durante un sopralluogo a casa Gein.


Nel film, Leatherface indossa tre maschere di pelle umana: la "maschera da assassino", la "maschera da nonna" e la "maschera da ragazza dolce". A proposito Gunnar Hansen commentò: La ragione per la quale lui indossa una maschera, secondo Tobe e Kim, è perché la maschera determina la sua personalità del momento. Chi vuole essere quel giorno determina quale maschera sceglierà. Così quando Drayton arriva a casa con Sally, Leatherface indossa la maschera da "vecchia signora" e porta un grembiule, ha un cucchiaio di legno in mano, si sente una casalinga, una massaia che vuole aiutare in cucina. Alla cena invece "indossa" una faccia diversa, la "ragazza dolce", più "elegante". Il vestito da "ragazza truccata" consiste in una parrucca da donna e un completo nero da uomo, in quanto Leatherface si è vestito "bene" per la cena in famiglia, come da tradizione delle famiglie patriarcali del profondo sud. Infine, la maschera da "macellaio assassino" è quella che indossa per cacciare e massacrare le sue vittime. Dietro la maschera, in realtà, Leatherface è un tipo molto semplice ... uccide chiunque gli si avvicini, obbedisce ai suoi familiari, vuole bene al nonno.[32].


Il ronzio della motosega, il cui rumore prevale su tutti gli altri suoni che la circondano ogni volta che viene accesa, prende simbolicamente il posto della voce di Leatherface, essendo il suo strumento di morte l'unico modo in cui può davvero esprimersi. Tuttavia, è solo al culmine, quando il personaggio brandisce l'arma e insegue Sally, che arriva il sollievo finale - sia per Sally che per il pubblico, quando il film è finito e arrivano i titoli di coda. Lì, c'è un passaggio improvviso e sorprendente dalla precedente agitazione al silenzio estremo, che serve a sottolineare quanto forte fosse la cacofonia implacabile della motosega e delle urla; il vuoto sonoro, mentre passano le scritte in sovrimpressione, permette una riflessione su ciò che è appena accaduto. Anche se altre decine di colonne sonore di film horror sono state abilmente composte per provocare sentimenti di disagio e paura, sono stati i suoni naturali presenti in Non aprite quella porta a rendere il film pioniere e classico nel genere.


Notoriamente Hooper sperò fino alla fine che la Motion Picture Association of America (MPAA) concedesse il visto censura alla versione integrale del film, anche perché le scene effettivamente "splatter" mostrate davanti alla telecamera sono poche.[62][63][64] Invece, la prima versione di Non aprite quella porta fu classificato "X", e vietato ai minori di 18 anni. Dopo svariati tagli, il film fu nuovamente sottoposto alla MPAA e ricevette una "R". Apparentemente un distributore reintegrò le scene tagliate, e qualche cinema proiettò la versione integrale come se fosse classificata "R" anziché "X".[65] A San Francisco, alcuni spettatori uscirono dal cinema in preda al disgusto[66] e nel febbraio 1976, due cinema di Ottawa, Canada, furono avvisati dalla polizia locale che se avessero proiettato il film sarebbero stati ritenuti colpevoli di oltraggio al pudore.[67]


Non aprite quella porta fu accolto da recensioni contrastanti quando uscì nei cinema per la prima volta. Linda Gross del Los Angeles Times lo definì "deplorevole" e descrisse Henkel e Hooper come due individui più interessati a creare un'atmosfera realistica che a girare un buon film, dato il "copione di plastica" che avevano scritto.[84] Roger Ebert del Chicago Sun-Times disse che il film era "violento, macabro e pieno di sangue come il titolo promette", lodando la recitazione e l'esecuzione tecnica.[85][86] Donald B. Berrigan di The Cincinnati Enquirer ebbe parole di elogio per la protagonista Burns: "Marilyn Burns, nel ruolo di Sally, merita un premio Oscar speciale per una delle prove d'attrice più intense e credibili nella storia del cinema".[87] Patrick Taggart del quotidiano Austin American-Statesman salutò il film come l'horror più importante fin dai tempi di La notte dei morti viventi di George A. Romero (1968).[88] Variety trovò che il film fosse ben fatto, nonostante la "dose eccessiva di splatter".[89] John McCarty di Cinefantastique scrisse che la casa utilizzata nel film, a confronto faceva sembrare confortevole il motel di Norman Bates in Psyco".[90] Recensendo il film nel 1976 per Harper's Magazine, Stephen Koch dichiarò di trovare troppo estrema la violenza sadica presente nel film, e molto poco originale.[91]


A posteriori, la critica ha generalmente rivalutato la pellicola ritenuta un classico del genere horror lodandone sia l'estetica che la forza d'impatto emotiva. Facendo notare quanto il film "fosse terrificante senza essere un bagno di sangue (se ne vede di più in un film di Steven Seagal)", Bruce Westbrook del Houston Chronicle definì Non aprite quella porta un "capolavoro isolato di paura e disgusto".[92] TV Guide scrisse che la pellicola è "intelligente" nella sua "rappresentazione senza sangue della violenza",[93] mentre Anton Bitel definì "un merito" il fatto che il film fosse stato messo al bando nel Regno Unito, e un omaggio alla sua qualità artistica. In conclusione definì Non aprite quella porta "un assalto punitivo ai sensi".[94] In Hick Flicks: The Rise and Fall of Redneck Cinema, Scott Von Doviak commentò l'efficace utilizzo della luce del giorno in alcune scene, insolito nei film dell'orrore, come la vista di un cadavere su una lapide nella sequenza iniziale.[95]


Non aprite quella porta è stato spesso definito uno dei film più terrificanti di sempre.[96] Rex Reed disse che era il film più spaventoso che avesse mai visto.[97] Empire lo descrisse "il film horror più genuinamente terrificante mai realizzato".[98] Ricordandosi della sua prima visione del film, il regista Wes Craven ammise di aver pensato che "solo un pazzoide Mansoniano" poteva aver concepito una cosa del genere.[99] Secondo Stephen King il film è un'opera di "catastrofico terrore".[100] Il critico Robin Wood scrisse di ritenere Non aprite quella porta uno dei pochi film horror in possesso dell'autentica qualità di un incubo.[101] Non aprite quella porta è stato classificato da Entertainment Weekly come il secondo film più pauroso della storia del cinema, subito dopo L'esorcista di William Friedkin.[26] 041b061a72


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